La ginestra è contenta dei deserti
Make sense, Grounding, Prefigurazione, Mindfullness
27 Apr 2020
La Resilienza è un fiore giallo di luce e, di questi tempi, ha un messaggio per noi.
«E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce»
È la primavera del 1836 a Torre del Greco. Un uomo sulla quarantina è nella sua stanza, al suo fianco una finestra che si affaccia sul profilo del Vesuvio: i pendii sono aridi e desolati ma, a tratti, macchie di colore sgorgano dalla crosta lavica scura e pietrificata. Paiono pigmenti gialli di consolazione di fronte l’incedere impietoso della natura. Cespugli fioriti che sembrano quasi contenti di quel deserto impervio che li circonda.
Seduto alla scrivania, l’uomo stringe dei fogli tra le mani ripercorrendo il lungo giro d’inchiostro che ha preso la forma di una poesia: ha trasmesso nel testo le sensazioni di quel paesaggio.
I versi narrano di una Natura che sa essere mamma ma anche matrigna. Amorevole nell’istinto ma crudele nella volontà. Ogni giorno concede agli uomini scenari di bellezza alternati a sferzate di ostilità.
Tuttavia, di fronte all’inesorabile sopraffazione delle forze naturali sull’uomo, c’è un fiore cespuglioso che sa essere d’esempio per l’umanità: aggrappandosi ai pendii scoscesi del vulcano, la Ginestra, paga di quel deserto, è pronta a piegare il proprio stelo per fronteggiare la colata lavica avversa, senza opporvi resistenza, con coraggio ed umiltà. Abbandona la superbia e la converte in dignità, pronta a rinascere dalle proprie ceneri quando di nuovo la pioggia cadrà su quei pendii.
Semmai un giorno riuscissimo a risalire le pendici del nostro monte personale, affrontando le paure e le ostilità dei tempi che corrono, capiterà di imbatterci nella nostra Ginestra interiore. È un nucleo di risorse che cresce dentro noi sotto il nome di Resilienza. Si nutre di umiltà, pazienza, flessibilità, contemplazione, sensibilità, coraggio… tenacia. Ci fermeremo ad osservarla, la annuseremo, ne tasteremo la consistenza, ne faremo tesoro. Un ultimo sguardo e passeremo oltre quei cespugli, arriveremo in cima, dove trasaliremo nel contemplare spazi cosmici che solo da lì è possibile scorgere.
L’uomo nella stanza di Torre del Greco ha visto “splendere sulla devastazione l’arbusto difficile che profumava di zucchero” è ora è soddisfatto del suo componimento. Ripone i fogli in un cassetto e torna a rivolgere il pensiero al Vesuvio fuori dalla finestra.
Centottantaquattro anni dopo quel giorno, una pandemia colpirà l’umanità. Proprio in primavera, quando fiorisce la Ginestra. Costretti in casa, non riusciremo a guardarla fiorire, a meno che non sia nel nostro giardino. Eppure, la sentiremo nell’aria portare il suo canto di Resilienza. Faremo nostro questo sentore, lo introietteremo, sapremo come piegarci senza spezzarci per tornare presto a danzare nel vento della vita.
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